giovedì 22 luglio 2010

ALESSANDRO BARICCO - Omero, Iliade


DOVE: Troia, Asia Minore
QUANDO: più di mille anni prima della nascita di Cristo.


Tra gli scrittori italiani, Alessandro Baricco è uno dei miei preferiti, per lo stile coinvolgente, per l'ambientazione sempre in bilico tra narrativa e favola, per i suoi personaggi che non puoi non amare. Eppure, nel mio piccolo archivio "virtuale" dei libri, voglio partire da questo, dalla sua idea di trasporre in prosa il celebre poema omerico. Un'idea azzardata, forse; non so quale sia stata, all'epoca dell'uscita, la posizione dei critici e degli umanisti di fronte a questa pubblicazione. Quello che è certo è che leggere l'Iliade in versi fa tutto un'altro effetto - d'altronde, che diventerebbero le poesie di Neruda se qualcuno le mettesse in prosa? Degli splendidi aforismi, certamente, privi però dell'atmosfera sensuale del verso originale.
Eppure, questo libro mi è piaciuto, e molto.
Tanto per cominciare, per chi come me è transitato per il Liceo Classico ed ha incontrato il grande Omero in lingua originale ed in pompa magna, non guasta "rinfrescarsi" la memoria con questa versione più fruibile e altrettanto avvincente. Dopotutto, l'Iliade fa parte delle nostre radici, ma mi rendo conto che non tutti, prendendo il coraggio a quattro mani, si avventurerebbero in un poema epico in versi, anche se corredato di note esplicative. Quindi perchè non "ingolosire" tutti coloro che, magari molto profanamente incuriositi dalla rivisitazione holliwoodiana, timidamente si sono affacciati al racconto mitologico della guerra di Troia?

Vi consiglio, se siete in libreria e dubitate sul senso di questa trasposizione, di scorrere il libro fino al capitolo conclusivo (Un'altra bellezza. Postilla sulla guerra), nel quale Baricco, sinteticamente e con avvincente semplicità, ci parla dell'attualità dell'Iliade in tempi come questi - tempi di guerra. Poche pagine che condensano nel loro succo la nostra storia di esseri umani, continuamente in balia del nostro istinto umano all'autodistruzione. Ecco perchè ha un senso, questa follia di racchiudere in un volumetto di poco più di 160 pagine l'immenso poema epico, ecco perchè è giusto che l'Iliade venga riproposta anche a noi uomini del ventunesimo secolo, perchè poco è cambiato, nell'animo degli uomini, dai tempi in cui il sole abbacinante faceva scintillare la terra arsa sotto i calzari dei soldati greci.
Nella sua introduzione, poi, Baricco spiega accuratamente come e perchè è nato questo libro, racconta il suo paziente lavoro di "sartoria letteraria", nel tagliare ed adattare il testo, con la cautela propria di chi maneggia un'opera di tale maestosa antichità. Il fine, quello di ottenere un testo sufficientemente moderno da rendere possibile la lettura dell'intero poema in uno spettacolo teatrale, è poi tutto sommato il fine stesso del poema d'origine: quello di trasmettere, oralmente, la cultura ed i valori di un popolo.


UN ASSAGGIO:
"Se ne stava ormai per uscire di nuovo dalle mura e tornare in battaglia quando Andromaca lo vide e gli andò incontro per fermarlo, e io dietro di lei, con il bambino tra le braccia, piccolo, tenero, l'amato figlio di Ettore, bello come una stella. Ci vide, Ettore. E si fermò. E sorrise. Questo l'ho proprio visto coi miei occhi. Ero lì. Ettore sorrise. E Andromaca gli andò vicino e lo prese per mano. Piangeva e diceva ' Infelice, la tua forza sarà la tua rovina. Non hai pietà di tuo figlio, che è ancora un bambino, e di me, sventurata? Vuoi tornare là fuori, dove gli Achei ti balzeranno addorro, tutti insieme, e ti uccideranno?". Piangeva.

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