lunedì 2 agosto 2010

CARMEN COVITO - La Rossa e il Nero

DOVE: Siria
QUANDO: nei giorni nostri

Volete sabbia bollente, notti torride, pittoresche latrine arrangiate alla bell'e meglio e popolate di animaletti striscianti e lunghe giornate di scavi sotto un sole abbagliante? E dissetarvi con acqua dell'Eufrate bollita, ad accompagnare minestre di lenticchie e formaggio trucioloso? E ancora, volete una intrigantissima lettera datata 1916 scovata per caso in un vecchio hotel di Aleppo, in cui la vita di una misteriosa "Juliet" sembra intrecciare indissolubilmente una ardente passione per lo sceicco Zafar con una qualche questione di soldi e spionaggio? Se l'idea vi incuriosisce, allora non fatevi scappare questo romanzo di Carmen Covito nel quale accompagnamo la simpatica protagonista Cettina Schwartz - italo tedesca, separata, precaria con tanto spirito d'iniziativa - che si imbarca come fotografa al seguito di una missione archeologica dell'Università di Parma diretta a Tell Mabruk. Peccato che quest' importante sito risalente al II millennio a.C. rischia però di svanire nel nulla, destinato ad essere sommerso ancor prima che possa riaffiorare dalla sabbia, dalle acque del fiume Eufrate come previsto dal progetto di costruzione di una nuova diga. E così, tra alzatacce all'alba, inevitabili disavventure "intestinali" e con l'hennè e languide occhiate del condirettore siriano dei lavori della missione, la storia si snoda tra presente e passato, dai giorni nostri fino agli albori della Prima Guerra Mondiale, quando l'amore per l'architettura e il gusto per l'esotico guidò la misteriosa Juliet verso il suo altrettanto misterioso destino.
E' un libro che ho scoperto per puro caso: nonostante quand'ero al liceo in moltissimi avevano letto con entusiasmo La bruttina stagionata, Carmen Covito è stata - ingiustamente - assente dagli scaffali della mia libreria fino a quando in una serata a passeggio in una città di mare, curiosando tra le bancarelle di libri in offerta non sono stata letteralmente "catturata" dall'ambientazione di questo romanzo. Detto, fatto, o meglio: comprato e divorato. L'intreccio tra il giallo d'inizio novecento e il racconto di una Siria contemporanea in cui un gruppetto di ricercatori sottopagati lotta contro il tempo - e la burocrazia - per salvare le rovine addormentate sotto la sabbia mi ha stregato e avvolto come una tempesta di sabbia, pagina dopo pagina, fino alla conclusione, fino a quando tutti i pezzetti non prendono il loro posto, e la storia dell'avventurosa Juliet, così come quella di Cettina, si avviano finalmente al loro destino.
A testimonianza del fatto che, oggi come ieri, gli spiriti avventurosi non muoiono mai - anche quando si scontrano con la realtà del ventunesimo secolo, nella quale sembra non esserci più spazio per il Romanticismo di cent'anni prima.


UN ASSAGGIO:

"Al ristorante i posti sulla terrazza erano tutti prenotati, perciò siamo finiti in una nicchia calda a pianoterra, foderata però di piastrelle e arabeschi. Ho mangiucchiato svogliatamente tutti i mezzeh: le polpette di carne, le polpette di ceci, l'insalata di carne e grano spezzettato, il purè di melanzane, il purè di ceci, le ali di pollo fritte, l'insalata di pomodori e prezzemolo, i cetrioli con lo yoghurt, ognuno con un nome in arabo che mi entrava da un orecchio e mi usciva dall'altro man mano che l'arak mi scivolava in bocca e andava giù, giù, giù che è una bellezza. Dopotutto non è che acqua e anice. Magari più anice che acqua. Per fortuna nessuno ha voluto il piatto forte, io l'avrei mangiato e non avrei avuto più spazio per il budino, profumato alla rosa, mentre il fumo del narghilè è alla mela. Perchè mi sembra buffo? Il cameriere travestito da turco con la fusciacca rossa in vita che ha portato i narghilè era serissimo: ne ha messo uno di qua e uno di là dal tavolo e ha appoggiato sulla tovaglia i bocchini usa-e-getta cellofanati accennando ad un inchino addirittura austero. Non c'è niente da ridacchiare, infatti: a parte me, che ho fatto solo un tiro e a momenti mi strozzo, questa pipa melensa qui la fumano tutti, incluse le signore in gran toilette laminata e grandi messinpieghe agli altri tavoli. Non gliene importa niente di sembrare i poppanti di una piovra?"

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