giovedì 4 novembre 2010

William Golding - IL SIGNORE DELLE MOSCHE


DOVE: su un'isola deserta
QUANDO: in un ipotetico futuro in cui la terra è infiammata da un sanguinoso conflitto planetario.

I ragazzi, si usa dire, sono il nostro futuro. E' nelle loro mani che lasceremo il pianeta, è sulle loro spalle che ricadranno i nostri errori ed è per loro che dobbiamo impegnarci a costruire delle solide basi sulle quali loro possano, a loro volta, far poggiare le proprie vite. Lampante e incontrovertibile? Non del tutto, se per una volta, volendoci districare dalla banalità di certi luoghi comuni, ci immergiamo in una singolare avventura proposta dallo scrittore William Golding, premio Nobel per la letteratura nel 1983.
Immaginiamo dunque che la Terra- la nostra Terra - venga improvvisamente ( e non così tanto inverosimilmente) dilaniata da un conflitto di proporzioni planetarie. Immaginiamo poi che, mentre la guerra infiamma, un aereo precipiti in una piccola isola, sperduta nella solitudine salata dell'Oceano, lasciando come soli superstiti uno sparuto gruppo di ragazzini, spaventati e confusi. Immaginiamo che questi ragazzi, rimboccandosi le maniche, decidano infine di organizzarsi e riprendere in mano le loro vite, non potendo contare sull'aiuto degli adulti, con l'intento di dare vita ad una piccola comunità che non lasci alcuno spazio alla violenza ed alle meschinità dei grandi.
Nascerebbe così - potremmo infine immaginare - il primo germe di una nuova era per il genere umano, in cui ci si lasci alle spalle gli errori che l'hanno portato sull'orlo della distruzione; una nuova età dell'Oro, nella quale tutti vivrebbero felici e contenti. Peccato che, ben presto, la buona lena dei giovani sopravvistuti cominci a vacillare, lasciando emergere sprazzi di un lato oscuro che tutti noi, in quanto Uomini, ci portiamo dentro.
Questo, molto in sintesi, il pensiero di Golding, che con straordinaria capacità evocativa ci immerge in un mondo silenzioso, fatto di salsedine, sabbia e notti buie come la pece, nel folto di una natura che osserva, neutrale e cinica. Un libro che apre gli occhi su quel lato selvaggio che tutti noi portiamo dentro, ben custodito sotto la scorza della nostra millenaria "civiltà."

UN ASSAGGIO:

"Vide che era possibile arrampicarsi sulla parete, ma non ce n'era bisogno. C'era una specie di cornice che girava tutt'intorno alla roccia, e ci si poteva spostare a destra e girare l'angolo in modo da sparire alla vista di quelli ch'erano rimasti indietro. Non era difficile, e ben presto si trovò al di là dell'angolo.
Non c'era nient'altro di quello che ci si poteva aspettare: rosei macigni accavallati l'uno sull'altro, con sopra uno strato di guano come una spolveratura di zucchero; e un pendio ripido che conduceva alle rocce frastagliate in cima al bastione.
Un rumore alle sue spalle lo fece voltare: Jack strisciava verso di lui sulla cornice."