martedì 31 maggio 2011

HA JIN - L'attesa


DOVE: Cina
QUANDO: tra la fine degli anni '60 e gli anni '80

Tra le mete più suggestive che i libri mi hanno consentito di conoscere, c'è certamente la Cina descritta da Ha Jin; siamo alla fine degli anni '60, gli anni della guerra in Vietnam, delle grandi manifestazioni, del Sergent Pepper. L'anno, per intenderci, del primo trapianto di cuore.
In tutto questo pullulare di ideali, di creatività, di progresso, il gigante cinese comincia mollemente a far rotolare i suoi ingranaggi, avviandosi a diventare la brulicante potenza che siamo abituati a conoscere; ma il vento di rinnovamento spira lentamente attraverso la sterminata estensione di questa terra millenaria. Da un lato, nelle grandi città, le donne istruite, brillanti, indipendenti. Dall'altro, nel silenzio dei piccoli villaggi di campagna, le loro coetanee annodano ancora i capelli in una stretta crocchia, ondeggiano sui loro piedi fasciati e vengono educate alla disciplina, alla silenziosa devozione, alla pazienza. E' qui che nasce una storia d'amore di quelle che finiscono per spezzarti il cuore, quella del medico Lin Kong per la bella infermiera Manna Wu, storia nata tra le corsie dell'ospedale di Muji, fiorente città del nord della Cina, ma destinata a restare sospesa e fragile come una bolla di sapone, a causa della minuta, ostinata, anacronistica Shuyu. E' lei, infatti, la moglie che i genitori di Lin avevano scelto per lui - e che lui aveva accettato, secondo i rigidi principi che regolano il rapporto tra genitori e figli nella Cina di allora: una "buona moglie" dai piedi fasciati e dalla faccia rugosa, silenziosa e disciplinata ma ostinata e tenace quando si tratta di negare il consenso al divorzio. Intrappolato in un matrimonio senza amore, Lin vive una vita in continuo conflitto fra ciò che desidera e ciò che deve, a metà tra la passione tenera e sincera che lo lega a Manna e la rigida legge che lo inchioda al fianco di Shuyu.
Un libro che offre una splendida occasione per visitare quel tempo in cui le antiche millenarie tradizioni orientali cominciano a cigolare sotto il peso del progresso portato dall'occidente (in questo, forse, mi ricorda un tantino le Memorie di una Geisha di Golden).

UN ASSAGGIO:

"La domenica seguente si incontrarono e passeggiarono nuovamente assieme, e così la domenica successiva. Nell'arco di un mese presero a vedersi più spesso, due o tre volte la settimana, prima del crepuscolo. Lin si attaccava sempre più a Manna. Una volta che non riuscirono a vedersi perchè lei era stata incaricata di accompagnare un paziente in un altro ospedale militare, lui passò due ore, quella sera, a misurare a grandi passi il proprio ufficio, tale era l'irrequietezza che l'aveva preso. Era la prima volta che sentiva tanto forte il desiderio di trovarsi con una donna. Alla fine di agosto lui e Manna non avevano più bisogno di mettersi d'accordo su dove e quando vedersi. In mensa mangiavano allo stesso tavolo; insieme andavano nello stanzino dell'acqua calda, ciascuno con il suo thermos in mano; alle riunioni e ai gruppi di studio politici si sedevano uno accanto all'altra; giocavano sempre insieme a ping-pong e a volano; la sera, tempo permettendo, facevano due passi nei paraggi, chiacchierando e a volte discutendo. Capitava che Lin si domandasse se non fossero diventati una coppia di fidanzati, anche se tra loro non c'era mai stato niente di fisico, non si erano nemmeno sfiorati con le mani. Continuava a rammentare a sè stesso di essere un uomo sposato."

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