domenica 3 aprile 2016

MASSIMO GRAMELLINI - Fai bei sogni

DOVE: Torino
QUANDO: tra la fine degli anni '60 ed oggi

Da quando - quasi sette anni fa - sono diventata mamma, ho scoperto una nuova forma di paura e di dolore. Prima di allora non mi preoccupavo mai più di tanto che potesse accadermi qualcosa; e comunque, se anche questo lontano pensiero mi avesse sfiorato la mente, avrebbe prodotto poco più che una noncurante alzata di spalle. Oggi, improvvisamente, il pensiero che io dovessi venire a mancare lasciando mio figlio mi spezza il cuore. L'idea di qualcuno che vada a dirgli che la sua mamma non esiste più, immaginare le sue lacrime, il suo senso di smarrimento, bastano a darmi la pelle d'oca. Diventi mamma, e Madre Natura ti dice che da quel momento in poi tu non sei più tu; tu sei una mamma, indissolubilmente legata alla creatura che hai portato in grembo. Scivoli in secondo piano, per lasciar spazio a lui.

Ed è con questo spirito che ho letto il libro di Gramellini, avventurandomi tra le sue pagine ignorando cosa mi aspettasse (al di là della quarta di copertina, evito sempre di leggere recensioni o qualsiasi altra anticipazione che possa privarmi del gusto della scoperta, quando inizio un libro) ed entrando in una storia diretta come un pugno allo stomaco.
Una storia autobiografica, che in poco più di duecento pagine mi ha strappato fiumi di lacrime.

Massimo, nove anni, in una fredda e nevosa notte dell'ultimo dell'anno, si sveglia e scopre che la sua vita è stata stravolta: improvvisamente la sua mamma non c'è più. Un bambino come tanti, che alla fine degli anni sessanta scopre tutto a un tratto che "come tanti" non lo è più. Lui è adesso agli occhi di tutti è un orfano, che dovrà lottare negli anni a venire non soltanto con i suoi demoni interiori (la rabbia, il senso di abbandono, il dolore che sembra schiantarti), ma anche con gli sguardi compassionevoli degli altri, con la pietà, con il disagio che gli adulti - estranei e non - provano nel doversi confontare con una realtà di dolore.
Massimo è solo. E' piccolo, è un bambino ed è solo ad affrontare una vita diversa da quella che aveva immaginato, una vita nella quale, da un momento all'altro, la sua mamma è stata cancellata da quella che semplicisticamente gli hanno definito come "brutta malattia". Niente più carezze consolatorie, niente più sorrisi orgogliosi davanti ai suoi piccoli, malfermi tentativi di approccio al disegno, niente più bacio della buonanotte. Accanto al padre, infiacchito dal dolore, lentamente Massimo cresce, matura, covando sempre nell'animo quel senso di abbandono, quella rabbia, fino al momento in cui, adulto, non si rende conto che è arrivato il momento di combattere i suoi demoni, lasciandoli venire alla luce. E affrontare finalmente il suo passato, scoprendo - ennesimo colpo al cuore, ennesima folata con cui la vita tenta di spezzarlo, invano -la verità su sua madre, e su quella lontana notte del 31 dicembre in cui tutto è iniziato.
Un libro straordinario, poetico, doloroso, talmente intimo che ti senti quasi in colpa, un libro che affronti in silenzio, in punta di piedi, con rispetto, come va affrontato il dolore.
Ma anche un libro di speranza, di rinascita, di lenta maturazione.
Ammetto di aver pianto tanto. E, per tornare alla mia premessa iniziale, l'ho fatto perchè mi rendo conto di averlo letto, dalla prima all'ultima pagina, attraverso i miei occhi, gli occhi di una mamma.
Una mamma strappata al proprio bambino, che non lo vede crescere, sbagliare, affrontare disorientato l'adolescenza per poi trovare una sua strada e diventare un uomo. Il dolore ha mille sfaccettature e mille modi di essere vissuto, ed in questo libro li ritroviamo tutti.
Il dolore rabbioso di un bambino alla quale sua madre viene ingiustamente strappata.
Il dolore amaro di un marito che vede appassire e sfiorire la donna che ha amato, senza poter fare nulla per impedirlo.
Il dolore accecante di una madre che perde la speranza, e si lascia andare benchè questo significhi non poter più, ogni notte, rimboccare silenziosamente le coperte al proprio bambino addormentato, sfiorandolo con un bacio silenzioso.


UN ASSAGGIO:

"L'operazione alle tonsille doveva essere stata un male bellissimo. La convalescenza mi aveva tenuto lontano dai compiti per settimane, in compagnia dei gelati della mamma e del mio rifugio segreto: il Sottomarino.
A una certa ora del pomeriggio abbassavo le serrande e mi infilavo nel letto all'incontrario, la testa in fondo e i piedi sotto il cuscino.
Effettuavo le immersioni in solitudine, però nei casi più delicati mi facevo scortare da Nemecsek, il ragazzo della via Pal che in una pagina del libro letta dalla mamma,e  facilmente riconoscibile perchè l'avevo imbrattata con la saliva dei miei singhiozzi, si trascina in strada nonostante sia moribondo per aiutare i compagni nella battaglia decisiva.
I nemici circondavano il Sottomarino da ogni parte. Ma io, protetto dal velo magico delle lenzuola, resistevo ai loro assalti fino all'arrivo della mamma con il vassoio della merenda. Quella fantasia mi trasmetteva un senso di sicurezza che in seguito avrei ritrovato soltanto nella scrittura.
La mattina dei funerali mi chiusi in camera e attesi che la bara fosse uscita di casa. Abbassai le serrande, mi infilai all'incontrario sotto le lenzuola e salii a bordo del Sottomarino con un bisogno disperato di dichiarare guerra al mondo intero. Ma non riuscivo più a trovare i nemici. Erano tutti dentro di me."

2 commenti:

  1. Ciao! ti ho nominata a questo link party http://cinebooksblog.blogspot.it/2016/04/link-party-we-love-spring.html?showComment=1459953058005#c2227410110664768041

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    1. Buongiorno!! Corro subito a vedere di cosa si tratta :-) :-)

      Grazie e buona giornata!!!

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