mercoledì 27 luglio 2016

JULES VERNE - Viaggio al Centro della Terra


DOVE: ad Amburgo, ma soprattutto nel sottosuolo dell'Islanda
QUANDO: 1863

Claustrofobico, potente, un tantino lento rispetto agli standard odierni (soprattutto nelle descrizioni molto dettagliate) ma attualissimo nei colpi di scena e nelle emozioni forti che sa donarci ancora, sebbene scritto nella seconda metà dell'800; ecco l'ennesimo classico che non delude.
Ma d'altronde lui è Jules Verne, insaziabile viaggiatore ed autore prolifico, "padre" della fantascienza moderna, straordinario creatore di Ventimila Leghe Sotto i Mari, de Il Giro del Mondo in Ottanta Giorni e di altri, meravigliosi astri del firmamento letterario.
Per carità, benvengano le letture da ombrellone più tradizionali - un bel thriller contemporaneo, perchè no... o un romanzetto fresco come una bevanda ghiacciata; ma per una volta, provate ad approfittare dell'estate per accostarvi ad un classico. E, se amate l'avventura e la fantascienza, cominciate dalle fondamenta.. cominciate da Verne.
Eccoci qui, catapultati ad Amburgo nel 1863, nella vita apparentemente ordinaria del giovane geologo Axel. Una vita, perlappunto, serena, se non fosse che lo zio del giovane - nonchè proprietario della casa in cui è ospite- non è un uomo qualunque, ma il professor Lidenbrock, stimato, eccentrico, collerico, illuminato professore di mineralogia.
E cosa accade se quest'uomo dalle mille sfaccettature e dagli entusiasmi potenti entra in possesso di un antico manoscritto che sembrerebbe indicare il percorso per arrivare al centro della terra? Ovvio: si prendono armi e bagagli e si parte alla volta dell'Islanda, per calarsi all'interno del cratere dello Sneffel - un vulcano ormai spento - e inseguire un sogno, sulle tracce di Arne Saknussem, lo scomparso scienziato autore appunto del manoscritto.
A nulla valgono i tentativi di Axel; in quattro e quattr'otto il professor Lidenbrock porta noi e lo sventurato nipote nella gelida e deserta islanda, con un pesante bagaglio e l'aiuto di una poderosa e taciturna guida locale, per iniziare la pericolosa discesa verso l'ignoto.
Che dire ancora? Preparatevi ad abbandonare la luce del sole per avventurarvi tra polvere, pietre acuminate, picconi, silenzio e sorgenti di acqua bollente, misteriose piante sotterranee e cunicoli ciechi, notti uguali ai giorni e giorni uguali alle notti; coperte stese sul granito duro e freddo; ed a molte, moltissime altre emozionanti sorprese.....

Un classico senza tempo che non delude, ma anzi lascia col fiato sospeso ancora oggi.

UN ASSAGGIO:

"Uno spaventoso gesto di collera fu l'ultima cosa che vidi prima di chiudere gli occhi. Quando li riaprii, scorsi i miei due compagni immobili, avvolti nelle loro coperte. Dormivano? Per mio conto, non potevo trovare un minuto di sonno. Soffrivo troppo, e soprattutto mi angosciava il pensiero che il mio male fosse senza rimedio. Le ultime parole di mio zio risuonavano nelle mie orecchie: " tutto è finito!". Ed ero certo che in quello stato di debolezza non potevo nemmeno pensare a risalire alla superficie della terra. Per una lega e mezzo s'innalzava la crosta terrestre: mi sembrava che quella massa gravasse con tutto il suo peso sulle mie spalle. Mi sentivo spezzato e mi sfinivo nello sforzo violento di rivoltarmi sul mio letto di granito.
Passarono alcune ore. Un silenzio profondo ci avvolgeva, silenzio di tomba. Nessun rumore veniva da quelle muraglie: la più sottile di esse misurava cinque miglia di spessore.
Tuttavia nel mio assopimento mi pareva di percepire un lieve rumore. Guardai attentamente, e mi sembrò di vedere l'islandese che spariva con la sua lampada in mano. Ci abbandonava? Mio zio dormiva. Volli gridare, ma la voce non riusciva a passare fra le mie labbra disseccate. L'oscurità era totale, e gli ultimi rumori si erano spenti."

venerdì 22 luglio 2016

RUDJARD KIPLING - Il Libro della Giungla

DOVE: perlopiù, in India
QUANDO: alla fine dell'800

Cosa adoro più di tutti della lettura? Essere libera. Poter spaziare da un tema impegnato ad una storiella leggera, da una parte all'altra del mondo, da un autore contemporaneo ad un grande classico.
Ed eccomi qui, faccia a faccia con un Nobel per la Letteratura, nonchè un celeberrimo titolo "per ragazzi" che, ahimè, fino ad ora conoscevo solo per la trasposizione cartoon della Disney. Diciamo pure che come mamma mi rendo conto di quanto sia vasta oggi l'offerta di libri per bambini e ragazzi, il che finisce inevitabilmente per lasciare in disparte titoli un tantino "datati", magari con uno stile ed un linguaggio poco vicino ai giorni nostri, eppure ancora ricchi, ricchissimi di messaggi e di atmosfere. Un libro dal sapore esotico, doppiamente lontano per noi lettori del Ventunesimo Secolo - che, nella fantasia di chi ci ha preceduto, saremmo diventati creature vestite di alluminio che si spostano su macchine volanti, mentre continuiamo quaggiù a rosolare dentro vecchie utilitarie incastrate tra Grande Raccordo Anulare e Pontina. Ma questa è un'altra storia; dicevamo, dunque, doppiamente lontano. Punto primo - e questo mi pare ovvio - perchè siamo perlopiù in India (fatta eccezione per il racconto La Foca Bianca, che ci trasporta nel freddo mare di Bering). Umidità, fitta vegetazione, liane mollemente cadenti dagli alberi, elefanti maestosi, cobra sfuggenti, tigri nascoste nel folto della jungla intricata e stillante afa. Punto secondo, perchè questa è l'India della fine dell'Ottocento: la calda, luccicante colonia inglese, in cui i dominatori sorseggiano il tè riparandosi dall'afa sotto ai portici e gli indigeni addestrano con orgoglio gli elefanti affinchè aiutino l'uomo nei lavori pesanti.
Insomma, una full-immersion in tempi e luoghi remoti, alternando prosa e poesia, per continuare ad insegnare agli uomini di oggi - al di là di certi dettagli che ad un occhio moderno appaiono assolutamente demodè - i valori senza tempo della lealtà, del rispetto, del coraggio. Mowgli, certo, chi non lo conosce? E con lui Baloo, Baghera, e l'ostinata e rancorosa Shere-Kahn. Ma anche Rikki-Tikki-Tavi, la piccola e coraggiosa mangusta; Kotick, la foca bianca che con coraggio ed ostinazione porta in salvo la sua colonia nel gelido e tempestoso mare del Nord; l'affascinante e leggendaria Danza degli Elefanti, che consentirà al piccolo Toomai di diventare finalmente un addestratore come suo padre e suo nonno prima di lui.. una moltitudine di personaggi dal sapore d'altri tempi, per certi versi non privi di una certa ingenuità che oggigiorno manca ai protagonisti dei libri per ragazzi.

Perchè, evviva Geronimo Stilton, evviva Harry Potter ( e cito qui volutamente due personaggi che io e mio figlio DIVORIAMO, "libristicamente" parlando, e ADORIAMO) ma i classici non devono morire.


UN ASSAGGIO:

"La prima cosa che sentì al risveglio fu la sensazione di mani che gli stringevano le gambe e le braccia; di piccole mani dure e robuste, poi un fruscio di foglie sulla faccia, allora guardò giù fra i rami oscillanti mentre Baloo risvegliava la Jungla con i suoi urli profondi e Bagheera balzava su per il tronco digrignando i denti. I Bandarlog mandarono uno strillo di trionfo, e sgattaiolarono su verso i rami più alti, dove Bagheera non osava seguirli, gridando: "Ci ha guardato! Bagheera  i ha guardato! Si è accorta di noi! Tutto il Popolo della Jungla ci ammira per la nostra destrezza e la nostra astuzia!"
Poi iniziò la fuga, e la fuga delle scimmie attraverso le regioni degli alberi è una cosa che nessuno riesce a descrivere. Hanno delle vere e proprie strade e degli incroci che salgono e scendono e corrono tutte da cinquanta a settanta o cento piedi da terra, e possono percorrerle anche di notte se occorre. Due delle scimmie più forti avevano afferrato Mowgli sotto le braccia e saltavano sostenendolo da una cima all'altra, facendo dei salti di venti piedi alla volta."