giovedì 5 ottobre 2017

UMBERTO ECO - L'Isola del Giorno Prima

DOVE: con un naufrago sperduto in prossimità di una misteriosa isola nell'Oceano
QUANDO: 1643

Complesso, onirico, a tratti lento e certamente non adatto a tutti, eppure avvolgente e suggestivo questo romanzo che ci trasporta intorno alla metà del Diciassettesimo Secolo, nella travagliata vita di Roberto de la Grive. Erede di una famiglia della piccola nobiltà del ducato di Milano, i Pozzo di San Patrizio, cresciuto sotto la guida di un precettore carmelitano, combattente valoroso - accanto al padre - durante l'assedio di Casale Monferrato (battaglia cardine della Guerra di Successione scoppiata alla morte senza eredi di Vincenzo Gonzaga Duca di Mantova, qui un sunto "wikipediesco" della storia) ed infine naufrago solitario in una regione sconosciuta dell'Oceano, aggrappato ai miseri resti della gloriosa Amarilli sulla quale si era imbarcato, tempo addietro, per una misteriosa missione della quale solo più avanti verrà svelato il fine; questa, molto in breve, la vita del giovane protagonista, dal carattere mite ma tenace e dall'amore sconfinato, puro e platonico per la bella e lontana Lilia.
Dunque, dicevamo, naufrago. Iniziamo infatti questa avventura aggrappati ad una tavola di legno, sballottati tra le onde, sfiniti, intrisi d'acqua fino alle ossa, bruciati da sole e seccati dalla salsedine; sembrerebbe a tutti gli effetti la fine, più che l'inizio; ma ecco, all'orizzonte, comparire una nave. Una nave - a dirla tutta - anch'essa in un certo senso naufraga, orfana com'è di qualunque membro dell'equipaggio e priva di scialuppe, ma pur sempre un qualcosa di solido su cui poggiare le stanche membra di naufrago dopo tanto sciabordare di marosi; perciò, traendo a sè le ultime forze, Roberto sale a bordo. E qui, sulla misteriosa e deserta Daphne, inizia la sua vita di duplice naufrago. Naufrago dell'Amarilli, come abbiamo detto; e di nuovo, naufrago sulla Daphne, che scopre ben presto essere attraccata di fronte ad un'isola sconosciuta, irraggiungibile a nuoto eppure perfettamente visibile all'orizzonte. Che cosa fa una nave zeppa di provviste ed acqua potabile, senza alcun segno di lotta, nè alcun danno visibile, sola ed abbandonata - apparentemente- di fronte ad una misteriosa isola? che fine ha fatto l'intero equipaggio? Riprese le forze, Roberto inizia ad indagare, ben presto iniziando a sospettare che da qualche parte, laggiù nelle profondità della stiva, essa nasconda anche un'intruso ostile.
Una storia che inizia con i toni del giallo ma sfuma ben presto nel trattato scientifico, quando man mano dipaniamo la matassa della misteriosa missione che ha condotto Roberto sull'Amarilli e sul perchè la maestosa Daphne sia stata abbandonata al suo destino dai membri dell'equipaggio.
Un romanzo storico che ci porta lontano, un pelino più indietro dell'Illuminismo, in un mondo di passione per l'ignoto, per l'esplorazione geografica, la scoperta del mondo al di là dei confini conosciuti. Un'epoca in cui si iniziava a manifestare interesse per i mondi esotici, e d'altro canto si cercava di razionalizzarli, di renderli individuabili matematicamente, identificabili numericamente sulle mappe geografiche. L'epoca in cui si cominciavano a calcolare latitudini e longitudini, per dare riproducibilità a viaggi facilitando l'individuazione dei luoghi; eppure un'epoca in cui ancora - in Italia, soprattutto - il pensiero religioso cozza prepotentemente con la scienza ed il progresso, con la filosofia, a tratti anche con l'ingegno umano. E poi, un romanzo che parla di solitudine, disperazione, tenacia, abbandono. Del delirio della mente umana quando l'uomo si ritrova lontano dai suoi simili, costretto ad una prigionia seppur apparentemente confortevole.
Ripeto, un libro che non è per tutti, lo stile è - come si confà ad un romanzo storico - ben lungi dall'essere scorrevole e contemporaneo, le lunghe digressioni di stampo filosofico o tecnico richiedono di essere affrontate con la curiosità di chi osserva sotto il microscopio un mondo lontano dal nostro, ma un libro completo, da leggere. ù
Che poi, mi viene quasi da sorridere, e dire: "E' Umberto Eco. Non c'è certo bisogno che sia tu, a dire che è un libro che vale la pena leggere" ^_^

UN ASSAGGIO:

"Aveva barcollato verso l'altro bordo e aveva intravisto - ma questa volta lontano, quasi a filo di orizzonte - i picchi di un altro profilo, anche quello delimitato da due promontori. Il resto mare, come a dare l'impressione che la nave fosse attraccata in una rada in cui era entrata passando per un vasto canale che separava le due terre. Roberto aveva deciso che, se non si trattava di due isole, certo si trattava di un'isola prospiciente una terra più vasta. Non credo avesse tentato altre ipotesi, visto che non aveva mai saputo di baie così ampie da dar l'impressione, a chi vi si trovi in mezzo, di star di fronte a terre gemelle. Così, per ignoranza di continenti smisurati, aveva colto nel segno.
Una bella vicenda per un naufrago: con i piedi sul solido e terraferma a portata di braccio. Ma Roberto non sapeva nuotare, entro poco avrebbe scoperto che a bordo non c'era nessuna scialuppa,e  la corrente aveva frattanto allontanato a tavola con cui era arrivato. Per cui al sollievo per la morte scampata si accompagnava ormai lo sgomento per quella triplice solitudine: del mare, dell'Isola vicina e della nave."

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